CILENTO
Cilento, terra dalle dolci morfologie collinari, ricoperte da distese di ulivi e allo stesso tempo, dalle morfologie molto aspre profondamente incise da torrenti, raie dall’aspetto lunare, boschi di castagni e di lecci, paesi abbarbicati alle rocce o adagiati sulle rive. A determinare questo affresco, fatto di forme e colori suggestivi apparentemente in forte contrasto, è la duplice natura geologica delle rocce che costituiscono il Cilento: quella del «Flysch del Cilento», che ha massima diffusione in corrispondenza del bacino idrogeografico del Fiume Alento e dei monti del Cilento occidentale, quali il Monte Centaurino (1433 m), e quella delle «rocce calcaree» che costituiscono i complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgheria, Monte Cocuzzo) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Sulla costa alta, il Flysch si caratterizza per la fitta stratificazione delle rocce che talora assumono forme e colori particolari come è possibile riscontrare in località Ripe rosse o nel terrazzo marino di Punta Licosa.
I paesaggi che ne derivano si riconoscono per le morfologie dolci e per la maggiore presenza arborea della macchia mediterranea.
Verso l’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il paesaggio cambia: siamo nel «regno» delle rocce calcaree, al cospetto dei massicci carbonatici degli Alburni e del Cervati. Il paesaggio, modellato dalle forme carsiche, dall’asprezza di taluni versanti segnati da una intensa tettonica; dalle grandi forre scavate da torrenti, si presenta con un aspetto lunare reso brullo dalla «povertà» dei terreni, anche se, dove le condizioni del suolo e delle acque lo permettono, esso diventa ricco di boschi mediterranei e faggeti o di prati a lavanda. Caratteristica della geologia di queste rocce sono le forme carsiche, dovute alla dissoluzione del carbonato di calcio che produce «erosione» e deposizione con formazioni, tra l’altro, di stalattiti e stalagmiti.
Le forme che ne derivano possono essere superficiali (epigee) come i solchi dei campi carreggiati, le doline, e gli ighiottitoi o profonde (ipogee) quali grotte, gallerie e cavità, presenti nel territorio del Parco, molte delle quali ancora inesplorate. Il fenomeno carsico è particolarmente spinto nei Monti Alburni con le magnifiche testimonianze della grotta di Castelcivita lunga quasi 5 km; della grotta di Pertosa accessibile per un tratto con zatteroni; e della grotta dell’Auso presso S. Angelo a Fasanella.
Forme carsiche di particolare richiamo sono poi quelle che il fiume Bussento ha prodotto nel tratto Caselle in Pittari – Morigerati, con il suo lungo corso sotterraneo e ancora le gole profonde prodotte dal fiume Mingardo nel tratto di attraversamento del Monte Bulgheria. Tagli profondi, che incidono il «morbido» calcare bianco, sono quelli prodotti dal Torrente Sammaro, dal fiume Calore e dal Bussentino; le loro acque impetuose sono spesso artefici di cascate e rapide di raro spettacolo naturale.
cilentoediano.it (Internet). Marina di Camerota: consultato il 31marzo 2015. Disponibile all’indirizzo http://www.cilentoediano.it/sito/natura/geologia
LA FAUNA
La fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è molto diversificata adattandosi all’ampia varietà di ambienti presenti nel territorio. Aree costiere e montane, fiumi e ruscelli, rupi e foreste, determinano altrettante comunità faunistiche dove spesso vivono specie di alto valore naturalistico. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane sono frequenti l’aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede: la coturnice (Alectoris graeca) e la lepre Italica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante in quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche, oramai estinte in buona parte del territorio nazionale. L’aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il falco pellegrino (Falco peregrinus), il lanario (Falco biarmicus), il corvo imperiale (Corvus corax) ed il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax).
Tra i pascoli è facile osservare l’arvicola del Savi (Microtus savii), un piccolo roditore erbivoro predato dalla volpe (Vulpes vulpes), dalla martora (Martes martes) o anche dal lupo (Canis lupus) specie quest’ultima la cui popolazione sembra essere in leggera crescita. Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la luscengola (Chalcides chalcides) caratteristica per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti.
Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio le specie più tipiche sono il picchio nero (Drycopus martius), il picchio muratore (Sitta europaea) e il ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), mentre di grande interesse è la presenza dell’astore (Accipiter gentilis) uccello rapace la cui distribuzione è in declino.
Sugli alti alberi vivono anche mammiferi come il ghiro (Myoxus glis) o quercino (Eliomys quercinus), mentre altri piccoli roditori frequentano tane scavate tra le radici, come nel caso dell’arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), o tra le piccole radure che si aprono nella foresta, come il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il topo dal collo giallo (Apodemus flavicolis). Questi piccoli roditori sono tra le prede preferite del gatto selvatico (Felis silvestris), la cui presenza rappresenta un’altra emergenza naturalistica di grande interesse. Sulla corteccia degli alberi vive inoltre un raro insetto: il coleottero Rosalia alpina, specie di importanza europea.
La fauna dei corsi d’acqua è molto ricca tra cui domina la popolazione di lontre (Lutra lutra) forse più ricca d’Italia. Nelle aree prossime alle sorgenti, dove l’acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi ripariali forniscono abbondante ombra, vivono la rara salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune salamandra (Salamandra salamandra).
Nei siti con acque più limpide e ricche di ossigeno abbondano la trota (Salmo macrostigma) ed il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lungo le sponde sono frequenti piccoli trampolieri limicoli come il corriere piccolo (Charadrius dubius) mentre nelle piccole pozze la rana italica, la rana dalmatina, l’ululone dal ventre giallo (Bombina pachypu) e il rospo (Bufo bufo); tra le gole rocciose il raro biancone (Circaetus gallicus) rapace di grandi dimensioni che si nutre prevalentemente dei rettili che frequentano il Parco. Tra questi ultimi la lucertola campestre (Podarcis sicula), il ramarro (Lacerta viridis), il cervone (Elaphe quatuorlineata) il biacco (Coluber viridiflavus), la vipera (Vipera aspis) e la natrice (Natrix natrix).
cilentoediano.it (Internet). Marina di Camerota: consultato il 31marzo 2015. Disponibile all’indirizzo http://www.cilentoediano.it/sito/natura/la-fauna
LA FLORA
Il popolamento floristico del Parco è costituito da circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee. Tra di esse circa il 10% rivestono una notevole importanza fitogeografica essendo endemiche e/o rare. La più nota di queste specie, e forse anche la più importante, è la Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del Parco, specie paleoendemica a diffusione estremamente localizzata. Nel territorio del Parco, per la sua posizione nel bacino del mediterraneo, sono presenti entità tipicamente meridionali di ambienti aridi al loro limite superiore di espansione insieme a specie, a distribuzione prettamente settentrionale, che qui raggiungono il limite meridionale del loro areale. Nel corso della dinamica evolutiva del territorio le piante hanno occupato tutte le nicchie ecologiche disponibili, comprese quelle via via create dall’uomo, arricchendo il già ampio mosaico della biodiversità. Esse si sono gradualmente evolute ed associate in comunità di piante altamente specializzate ed in equilibrio con l’ambiente costituendo l’attuale paesaggio vegetale del Cilento. Sulle spiagge, tra le comunità delle sabbie, è ancora presente il sempre più raro giglio marino (Pancratium maritimum); sulle scogliere a diretto contatto con gli spruzzi del mare vivono fitocenosi ad alofite estremamente specializzate e dominate dalla endemica statice salernitana (Limonium remotispiculum) mentre sulle frequenti falesie costiere e gli aggruppamenti rupicoli mediterranei sono costellati di preziosi endemiti come la primula di Palinuro, il garofano delle rupi (Dianthus rupicola) la centaurea (Centaurea cineraria), l’iberide florida (Iberis semperflorens), la campanula napoletana (Campanula fragilis), ed altre ancora che caratterizzano, con le loro fioriture, un paesaggio costiero di rara bellezza. Nella fascia mediterraneo-arida, regno della multiforme e policroma macchia mediterranea, qui arricchita, in due sole località costiere, dalla ginestra del Cilento (Genista cilentina) specie individuata soltanto nel 1993, troviamo il carrubo (Ceratonia siliqua), ginepro rosso o fenicio (Juniperus phoenicea), lembi di leccete e boschetti a pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Nell’area costiera, in particolare, il tessuto dei boschi sempreverdi e della macchia mediterranea è permeato dagli uliveti, giardini quasi naturali che si confondono e si integrano nella calda natura delle coste cilentane. Alle quote superiori e nell’interno vi sono le querce, a volte annose e solitarie a guardia degli antichi coltivi, ora in formazioni compatte insieme ad aceri, tigli, olmi, frassini e castagni mentre salendo di quota ci sono maestosi faggeti che coprono e proteggono le cime più alte , qui ove si percepiscono i profumi della montagna, sovente si incontra il raro acero del Lobel (Acer lobelii). Ancora più in alto, nel regno denso di silenzio delle alte rupi e delle vette dei Monti Alburni, del Cervati, del Motola, del Bulgheria vivono il rarissimo crespino dell’Etna (Berberis aetnensis) sassifraghe endemiche dell’Appennino centro-meridionale (come Saxifraga paniculata subsp. stabiana, Saxifraga ampullacea e la rara Saxifraga porophylla), l’Aubrieta columnae subsp. columnae, le centauree di montagna ed altre rare specie. Ma anche la presenza di alcune piante più comuni, diffuse anche altrove, conosciute da tutti, riveste qui notevole importanza fitogeografica come i piccoli boschetti spontanei di betulla (Betula pendula), l’abete bianco (Abies alba), il bosso (Buxus sempervirens) ed infine il Platanus orientalis autoctono dei dintorni di Velia.
cilentoediano.it (Internet). Marina di Camerota: consultato il 31marzo 2015. Disponibile all’indirizzo http://www.cilentoediano.it/sito/natura/la-flora/91-la-flora
MARE – AREA MARINA PROTETTA
L’area Marina Protetta è stata istituita nel 2009, comprende una superficie di 2.332,00 ha a mare, a cui si aggiunge un ettaro di costa.
Come le altre Aree Marine Protette italiane è suddivisa in zone a diverso grado di tutela, per adeguare al meglio le esigenze di conservazione dell’ambiente naturale con l’uso sostenibile delle risorse offerte dal territorio, attraverso una regolamentazione differenziata delle attività umane.
Vaste praterie di Posidonia tra le cui foglie si rinviene la “Nacchera” (Pinna nobilis) mollusco bivalve specie protetta, spugne, madrepore, gorgonie, e una ventina di grotte sommerse e semisommerse che rappresentano un vero paradiso per gli amanti delle immersioni.